Emozioni indimenticabili
Non penso di esagerare dicendo di avere assistito il primo maggio alla partita più bella,
divertente ed emozionante degli ultimi venti (trenta?) anni.
Mi ha ricompensato delle delusioni e arrabbiature patite in passato e mi ha rafforzato nell’idea che una partita di calcio può rendere felici. Da due anni a questa parte andare allo stadio è di per sé un piacere, ma assaporare tutte le settimane un sentimento di cuntintizza, per dirla alla siciliana, è qualcosa che non avrei mai immaginato. E che ha raggiunto l’apoteosi nelle ore trascorse mercoledì sugli spalti del Ceravolo. Nell’aria si respirava un’atmosfera di serena dolcezza, che, mi sono reso conto, dipendeva dal senso di unità e condivisione di uno spazio interiore, formato dal sorriso festante, dal vociare allegro e dallo sguardo sognante di tutti noi presenti, che stavamo vivendo insieme, con immensa leggerezza, un’identica gioia. Il senso di soddisfazione di essere lì si è materializzato, nonostante i disagi e le maledizioni per la violenta pioggia improvvisa, nell’attesa della ripresa dell’incontro, quando sembrava di assistere ad una riunione familiare domenicale, tra panini, birra e caffè, sigari e sigarette e ognuno che si prodigava ad aiutare gli altri a riparare i bambini, ad asciugarsi e a coprirsi meglio.

In poche ore si sono concentrate le piccole ragioni della bellezza di vivere, per le quali ci si è sentiti parte di un unico universo, in cui si sono rincorsi fiducia, speranza ed entusiasmo, provati in un unico abbraccio insieme all’intero popolo giallorosso, quello presente e quello che era rimasto a casa, coinvolto con i cellulari mediante video, foto e videochiamate. Nessuno poteva rimanere estraneo allo spettacolo meraviglioso che si stava svolgendo davanti ai nostri occhi, perché questa giornata, avevamo capito, doveva rimanere indimenticabile per tutti.
Ma che cosa è accaduto nella partita Catanzaro-Venezia? Dirò in tutta onestà che non m’interessa nemmeno sapere se i giallorossi hanno giocato meglio e hanno meritato la vittoria, se c’era o no il fuorigioco, il fallo da espulsione e il rigore. Non è importante, o meglio non sono importanti gli episodi strettamente calcistici, ma le frustate che hanno appagato lo spirito. Nel mezzo c’è stato lo splendido colpo di testa di Pontisso, l’abituale gioco elegante del Catanzaro, il pareggio del Venezia, la sospensione, il vantaggio dei lagunari, l’immediato pareggio, udite, udite, ancora una volta di testa, di Iemmello e il finale da infarto, con il rigore all’ultimo minuto, tirato dal nostro capitano, parato, ripetuto e segnato. Neanche a teatro, e neppure in un thriller si accavallano tante, e continue, emozioni. Il cinema vero ha sede a Catanzaro e qui il magico Vivarini e la sua banda di marziani da due anni fa proiettare spettacoli d’eccezione. Qui bisogna venire per inebriarsi di bellezza. E io ringrazio il cielo per avermi dato una ragione per amare ancora di più la mia amata città e per avermi fatto comprendere perché i miei figli, certo più saggi di me, hanno sempre pensato che non c’è luogo migliore per trascorrere la propria esistenza.

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