Un signore del calcio
Ospite dell’ultimo appuntamento di RTC Catanzaro Sport è stato Cristian Bucchi, calciatore di buon livello e allenatore di forte personalità, e forse proprio per questo non valorizzato come si dovrebbe in un mondo come quello del calcio, in cui spesso sulla signorilità prevale la spregiudicatezza e alla bravura e alla compostezza sono preferiti la sfrontatezza e i rapporti amicali. Interrogato al riguardo, ha garbatamente sottolineato come la fortuna degli allenatori è direttamente dipendente dalla professionalità dei direttori sportivi e dalla serietà delle società. Infatti, le capacità di un allenatore possono emergere solamente con il contributo di un ambiente in cui predominano serenità e pazienza, in virtù delle quali si può intraprendere un lavoro mirato, al fine di dare la propria impronta alla squadra e costruire una specifica identità del gruppo. Bisogna, cioè, concedere il tempo necessario per consentire ad un tecnico di perfezionare i meccanismi di gioco e di creare la giusta armonia nello spogliatoio. Senza, quindi, assecondare le esuberanze della piazza e farsi condizionare dai primi risultati negativi.

In questo senso, un esempio virtuoso è rappresentato, secondo Bucchi, proprio dal Catanzaro, che ha elaborato una strategia vincente, fondata su un progetto tecnico a lunga scadenza, che ha permesso a Vivarini di evidenziare tutto il suo valore. Non c’è stato alcun ripensamento dopo la delusione della sconfitta di Padova nei play off, anzi si è dato spazio alla voglia di rivincita dei calciatori e si è creduto fermamente nell’impegno e nelle idee del tecnico. L’obiettivo della promozione diretta in serie B, con annessi primati, e lo splendido inizio dell’attuale campionato cadetto sono il giusto coronamento di una politica di unità adottata da tutte le componenti del gruppo societario. Una squadra che gioca a memoria, che affronta ogni avversario a viso aperto, che diverte e si diverte è un patrimonio che non va disperso. E una tifoseria competente e ben educata come quella giallorossa non si abbandona ai mal di pancia del momento e continua a manifestare il suo sostegno incondizionato, anche dopo la delusione di tre sconfitte consecutive. Lavorare in un contesto del genere è, per Bucchi, un autentico privilegio.Un’ultima annotazione ha riguardato il gioiello del Catanzaro, Pietro Iemmello. Cristian Bucchi si è rammaricato per il fatto di avere incrociato il centravanti in due occasioni, prima a Sassuolo e poi a Benevento, ma sempre per brevissimo tempo. Ha precisato, però, che le sue qualità tecniche sono indiscutibili e che il suo girovagare è stato dettato dalla necessità di trovare un ambiente idoneo, capace di rasserenarlo e di stimolarlo a mostrare il meglio di sé. Sotto questo profilo, Catanzaro costituisce probabilmente il luogo ideale, non soltanto perché è la sua città, ma perché ha trovato una società seria che lo ha accolto e lo protegge e una tifoseria che lo ha assunto a simbolo della squadra. Orgoglioso di essere il capitano, Iemmello si è rivestito del ruolo di faro e trascinatore, anche emotivo, di un sodalizio che vive prima di tutto nel suo cuore. Bucchi ha voluto precisare, alla fine della conversazione, che Iemmello va riconosciuto come calciatore di classe sopraffina, ma prima ancora, e soprattutto, va considerato un bravo ragazzo. Ed è questa qualità che, in fondo, fa la differenza tra le persone, anche tra i calciatori.
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