Creare un sito web pare la moda del momento: giornalmente, io ed i miei colleghi di ventura ci confrontiamo con interi plotoni di personaggi pronti ad improvvisarsi alla ricerca di una fantomatica pignatta piena zeppa di opportunità di business, che pare aspettare soltanto che qualcuno la trovi e la faccia sua.
Chi ci sbatte quotidianamente la testa sopra, sa bene quando questa fantomatica cornucopia piena di ogni bene sia frutto solo di leggende, che illudono coloro i quali impegnano le loro giornate alla ricerca di luccichii rivelatori di ricchezze in prossimità degli arcobaleni, lasciandoli con le mani segnate dalla vanga e fradici di pioggia.
Approcciarci a Domenica Giallorossa, innanzitutto, ha significato confrontarsi con una rivista (o come direbbero gli albionici,un magazine) che ha un retaggio di 36 anni, un numero che fa ancora più impressione a chi scrive se pensa che, quando il primo numero veniva distribuito, era ancora nell’età in cui arrancava a scrivere le vocali dell’alfabeto in ordine tra le righe del quaderno, sotto la costante minaccia della maestra e del suo minaccioso righello di legno massello, ormai bandito quale arma da offesa al pari di un machete.
Per quanto conscio di come esistano più paure che pericoli, la sgradevole idea di diventare, per un nefasto disegno del fato, responsabile di un qualche scivolone che potesse portare per la prima volta vergogna nella storia della testata, mi ha fatto sudare freddo in più di una circostanza, per la felicità del mio tabaccaio di fiducia, che vedeva decollare il suo fondo pensionistico come conseguenza del crollo repentino del mio desiderio di smettere di fumare.
Messe da parte le ansie da prestazione, e tutto quel genere di amenità che ti portano a fare e disfare le cose 30 volte per motivi che non trovano una logica né in questo nè in nessun altro mondo, il lavoro è decollato. Abbiamo fatto ordine nelle idee, stabilito le priorità , lavorato duramente su cose che, in tutta sincerità , da non-programmatore non ho idea di che siano, trovato un linea che ci soddisfacesse e siamo andati avanti. Quello che vedete non è un punto di arrivo: abbiamo ancora tantissime idee, tante frecce al nostro arco, anzi, una faretra piena zeppa. Alcune sono in fase di realizzazione, alcune non lo saranno mai, per altre ancora non so neanche se esista a tutt’oggi la tecnologia per realizzarle. Ma poco importa.
Siamo orgogliosi del nostro punto di partenza. Anche perché, alle fantomatiche opportunità di business, in verità , non ci abbiamo proprio pensato.
Molto banalmente, a muoverci è stata la passione, l’eccitazione per una nuova avventura che chissà dove ci porterà . Con l’entusiasmo di quel bambino che, per la prima volta, scrive con la matita azzurra tutte le vocali sulla stessa riga del quaderno.
Lascia un commento