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Nostalgia (senza rimpianto) di un’epoca passata

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Nostalgia (senza rimpianto) di un’epoca passata

«Attenzione Ameri: il Catanzaro è passato in vantaggio con un goal di Palanca direttamente da calcio d’angolo». Negli studi di RTC è risuonata la voce calda di Ezio Luzzi, mitico radiocronista della storica trasmissione Tutto il calcio minuto per minuto, che ha riproposto un’immagine iconica della squadra giallorossa degli anni Ottanta, quando militava in serie B e lottava per la promozione in serie A. Senza voler apparire un inguaribile romantico, fatto sta, però, che la presenza assente di Luzzi, collegato soltanto telefonicamente, mi ha catapultato in un tempo ormai lontano, oggi inimmaginabile, ma carico di suggestioni, assolutamente fantastico. È così perché si tratta del periodo della mia giovinezza? Può darsi, visto che è la fase della vita in cui è ancora intatta la purezza dei sogni e delle speranze e tutto può ancora realizzarsi e non si è schiantato contro il muro crudele, e a volte squallido, della realtà. Forse tutto dipende, però, dal ricordo di un mondo più semplice, e quindi più facile da leggere e interpretare. Quello in cui non esistevano cellulari, e internet apparteneva alla fantascienza, senza social e reti televisive a profusione. Quello in cui le partite si giocavano tutte di domenica e, come cantava Rita Pavone a metà degli anni Sessanta, le mogli e le fidanzate quel giorno si lamentavano perché lasciate sempre sole. Quello della televisione in bianco e nero e della trasmissione di un tempo di una partita di serie A intorno alle 19.10. Quello in cui i risultati si conoscevano attraverso la radio con i collegamenti che iniziavano a partire dal secondo tempo e le voci di Ameri, Ciotti, Ferretti, Viola, Provenzali e Luzzi che accompagnavano i pomeriggi domenicali delle famiglie italiane. Ricordo la radio accesa in macchina o in cucina per non disturbare il riposo pomeridiano di mia madre, ma mi torna anche in mente, distintamente, mio suocero sugli spalti della Tribuna Ovest, dove si stava rigorosamente in piedi, munito di una radiolina transistor nera che seguiva con l’auricolare la trasmissione condotta da Roberto Bortoluzzi, per conoscere l’andamento delle altre partite del campionato, e soprattutto quello del suo Napoli. Per tante cose oggi si vive molto meglio e si hanno meno difficoltà, ma rimane la nostalgia per l’emozione dell’attesa, per il fervore dell’immaginazione, per il mistero delle voci narranti. Probabilmente è la nostalgia per un tempo felice che non tornerà più, per gli affetti che si sono persi, per quello che si sarebbe voluto vivere e non si è vissuto. Ezio Luzzi ha riportato alla luce quello che era depositato in fondo all’anima, ma ha avuto anche la capacità di risvegliare, con il suo spirito e la sua allegria, la gioia di guardare al passato con gli occhi proiettati al futuro. Il se stesso, carico di sogni ed illusioni, è ancora qui e oggi sta rivivendo i momenti felici del ragazzo di ieri. Non solo, ma ora in più scrive, dialoga, discute delle proprie passioni: ed allora si volta indietro, sorride a ciò che non è più e abbraccia sereno ciò che sarà, perché è sicuro che quanto lo attende sarà altrettanto luminoso, e, chissà, magari ancor di più. E così la voce di Luzzi riesce ancora a scaldare il cuore. 

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