La prima sconfitta in campionato è arrivata, e fa male. Il 2 – 1 incassato a Monza non è solo un passo falso: è lo specchio fedele di una squadra che, ad oggi, non ha ancora trovato sé stessa. A tenere alta la bandiera giallorossa ci hanno pensato, ancora una volta, gli Ultras. Due trasferte in tre giorni, prima a Genova, poi a Monza. Chilometri, sacrifici, voce sempre presente.
Un esempio di passione pura e appartenenza vera. A loro va il nostro grazie. Ma soprattutto il nostro rispetto: perché chi sostiene così merita una squadra all’altezza. Il Catanzaro visto in Brianza ha lasciato dietro di sé più domande che risposte. Una squadra che gioca solo a tratti, alternando sprazzi di buon calcio a lunghi blackout. Nel secondo tempo, è praticamente scomparsa dal campo: nessuna reazione dopo il primo gol, poco carattere, poca cattiveria.
È come se il peso delle aspettative, alte e legittime, stia diventando un freno invece che una spinta. Ed è qui che serve una riflessione. Non tanto sull’allenatore, ma sul gruppo. È troppo facile puntare subito il dito contro Aquilani. Le sue scelte possono far discutere, ma siamo all’inizio di un percorso nuovo, con idee diverse e un’identità ancora da costruire. Le critiche feroci al mister sono eccessive. Servono equilibrio, pazienza e fiducia.
Aquilani va sostenuto, non processato dopo la prima vera battuta d’arresto. Semmai, è il gruppo squadra che oggi va scosso e richiamato alle proprie responsabilità. Alcuni giocatori stanno rendendo ben al di sotto delle loro possibilità, e l’atteggiamento visto a Monza non è degno di questa maglia. Non si può affrontare una trasferta complicata con leggerezza. Serve fame. Serve orgoglio. Serve rispetto per la piazza. Ma è proprio in questi momenti che bisogna restare uniti. La squadra, la società, la tifoseria: tutti.
Non è il momento dei processi, è il momento della responsabilità. Lo scivolone a Monza può e deve essere una scossa, non l’inizio di una crisi. Il Catanzaro ha tutto per stare nelle prime posizioni: organico, esperienza, un club solido, e un pubblico straordinario. Ma i risultati, finora, dicono altro. Non basta accendersi a intermittenza, serve una mentalità diversa. Serve concretezza. Domenica al “Ceravolo” arriva il Padova. E questa partita va vinta. Senza se e senza ma.
Non solo per la classifica, ma per dare un segnale forte. Anche a noi stessi. Perché quella contro il Padova non è una partita qualsiasi: è una sfida dal sapore di vendetta sportiva. Ancora brucia quella semifinale playoff persa proprio contro di loro, in quello che resta uno dei più grossi torti subiti nella nostra storia recente. Stavolta non si può sbagliare.
Serve una vittoria vera, orgogliosa, di quelle che ricompattano tutto. Il Catanzaro ha le armi per rialzarsi. Ma ora serve cuore, oltre che testa. E serve che ognuno, in campo e fuori, si senta parte di qualcosa di più grande. Le stagioni si salvano nei momenti difficili. Questo è uno di quelli. Chi ama davvero questi colori, sa cosa fare. È il momento di dimostrarlo. Ancora una volta. Tutti insieme.
CREDIT FOTO: US Catanzaro 1929
Lascia un commento