Il calcio è veicolo di passione, ma, data la diffusione e la conoscenza di cui gode da parte di una platea sterminata, è anche oggetto di discussioni e diverbi, a volte molto accesi. Lasciando da parte ogni forma di violenza e intolleranza, che non appartengono alla normalità delle relazioni sociali, è pur vero, però, che lo scontro di idee costituisce una costante del dialogo calcistico.
In ragione della prevalenza dell’identità campanilistica, della fede nei colori del cuore, ma anche in virtù della pretesa di tutti, me compreso, di essere depositari di una verità incontrovertibile o di una capacità di osservazione e di giudizio indiscutibili. Pertanto, è un grande piacere poter confrontarsi su questioni di calcio con persone che uniscono alla competenza una grande dose di equilibrio.
È quanto accade ogni volta che si ha modo di ascoltare Bortolo Mutti, che ha conosciuto il mondo del pallone da calciatore prima e da allenatore di primo piano dopo, ma che ha rivestito altresì i panni del commentatore televisivo, con innata pacatezza e puntuale precisione tecnica.
Nell’ultima puntata della trasmissione RTC Catanzaro Sport, Mutti ha mostrato tutta la sua saggezza e ha fornito un quadro dettagliato della realtà del calcio odierno, fuori dagli schemi abituali e senza cedere alla tentazione di allinearsi al credo ideologico dominante.
Si può ammirare, infatti, la costruzione dal basso, prediligere il possesso palla, sistemare i calciatori sulle fasce a piede invertito, disquisire di moduli e schemi, ma alla base rimane concretezza e solidità.
Il bravo allenatore, e il discorso è partito dal tecnico del Catanzaro Caserta, è quello che accoppia la qualità alla quantità, che non si innamora della leziosità del gioco, ma mira alla verticalizzazione e alla finalizzazione, perché alla fine giocare bene è importante sì, ma se si vincono le partite.
Per questo motivo, il tecnico riveste un’importanza fondamentale, perché a lui è dovuta la capacità di utilizzare al meglio la rosa a disposizione, ma soprattutto di dare ad una squadra una ben definita personalità: ed è questo che fa la differenza.
A tale proposito, sollecitato sulle squadre che stanno lottando per la promozione diretta in serie A, Sassuolo, Pisa e Spezia, e sulle difficoltà incontrate fino a questo momento del campionato dalla Cremonese, Mutti non ha esitato a sottolineare la carenza di personalità dei grigiorossi lombardi, che è il frutto di scelte poco coraggiose, non del tutto giustificabili in considerazione dei calciatori a disposizione di Stroppa.
Ha, quindi, elogiato il pregevole lavoro svolto da Inzaghi con il Pisa, capace di acquisire la mentalità e la grinta del tecnico, e l’attività di cesello svolta da Grosso con una rosa da serie superiore gestita, però, con grande equilibrio, nonché l’intraprendenza degli spezzini, nonostante una leggera inferiorità strutturale sulla carta.
Per quanto riguarda il Catanzaro, Mutti ha precisato che con molta probabilità si posizionerà nei playoff, perché ha una rosa di tutto rilievo, coperta in tutti i reparti, un Iemmello che innalza il tasso tecnico della squadra ed è una certezza in fase conclusiva con le sue reti e in più ha dimostrato fino ad ora di poter competere con chiunque senza alcuna soggezione.
Al termine del collegamento Mario Mirabello, con la sua usuale eleganza, ha fatto emergere come il calcio non costituisca l’interesse unico di un uomo, ma sia solamente uno, pur importante, degli aspetti della vita, sicché l’attenzione si è spostata sulle preferenze culinarie di Bortolo Mutti, sulla sua passione per i bolliti e per le tradizioni della sua terra origine, che continua a mantenersi nelle trattorie bergamasche e nelle osterie in Franciacorta.
La necessità di non disperdere i valori autentici del calcio si sono rivelati anche nel successivo collegamento con Gianluca Procopio, che ha evidenziato come sia opportuno cambiare mentalità nel nostro Paese, per dare maggiore spazio ai giovani, come accade negli altri campionati europei, e come avveniva in passato, quando il vivaio rappresentava una risorsa delle società di calcio.
In questo senso, ad avviso di Procopio, va apprezzato l’impegno del presidente Noto per rilanciare il settore giovanile giallorosso, perseguito con il contributo di un responsabile di grande esperienza come Bava, di un tecnico di valore come Costantino e un progetto lungimirante su organizzazione e impianti. E detto da un catanzarese, che ha esordito in prima squadra a diciannove anni con la casacca giallorossa, rappresenta un riconoscimento importante per una dirigenza autenticamente catanzarese, ma anche un auspicio per il futuro della squadra, della città e della regione intera.
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