Bisogna essere sinceri e ammettere che dopo le due trasferte consecutive contro Sampdoria e Monza una certa delusione serpeggia tra il popolo giallorosso. Nessuno avanza dubbi sul progetto avviato dalla società e nessuno pensa di mettere in discussione Alberto Aquilani. Tutti sono convinti della necessità di avere pazienza e di attendere con fiducia l’assestamento definitivo della squadra, tenuto conto dei numerosi innesti nella rosa e della difficoltà di individuare in tempi rapidi l’assetto di gioco più conveniente.
Tanto premesso, qualche osservazione appare opportuna. Contrariamente alle apparenze, le due partite di Genova e Monza hanno lanciato messaggi positivi, che fanno ben sperare per il futuro prossimo. E su questi fattori bisogna insistere, nella consapevolezza che la strada tracciata è quella giusta, perché si è intravisto, soprattutto nei primi tempi, una compagine ben organizzata, equilibrata e provvista di grande qualità. Infatti, tanto contro la Sampdoria, e ancor più contro il Monza, il Catanzaro ha tenuto il pallino del gioco con autorità, senza timori reverenziali e con il piglio della compagine decisa ad imporsi. Onestamente, per tutta la prima parte delle gare il Catanzaro è sembrata una squadra di livello superiore, anche nei confronti di un Monza allestito per un campionato di vertice.
Purtroppo, però, le partite durano due tempi e, se nelle quattro giornate iniziali le aquile hanno letteralmente regalato la prima frazione, nelle ultime due vi è stata un’inversione di tendenza e si è assistito nella seconda parte ad un vistoso calo. Ora, sicuramente bisogna lavorare sulla continuità di rendimento, ma forse anche sull’impostazione tattica. Mi spiego. Gli sbandamenti difensivi delle prime partite sono stati corretti con un accorto restringimento degli spazi e con un’organizzazione che assicura maggiore copertura. Forse, però, il grande lavoro svolto dal centrocampo nel primo tempo si riverbera sulla sua tenuta nel secondo, e quindi occorre intervenire con ulteriori accorgimenti.
Detto questo, qualche altra considerazione. La prima riguarda la posizione di Iemmello, che non ha mai amato giocare da unica punta e nel corso degli anni ha sempre più arretrato il suo raggio d’azione. Non è assolutamente importante lo schema adottato, ma è certamente fondamentale, per evitare che il genio catanzarese si estranei dal gioco, che sia affiancato da un compagno con cui dialogare. In questo momento l’unico in grado di svolgere questo compito è Cissè, come evidenziato dalla splendida rete di Monza, o, in alternativa, Pittarello, che ha fornito l’assist per il goal del pareggio con la Juve Stabia. Molto perde la squadra in pericolosità offensiva con Oudin in non perfette condizioni.
La seconda osservazione riguarda la difesa, che subisce anche quando è perfettamente schierata, viste le due segnature subite in terra lombarda. Questo significa che qualche problema sulla qualità del reparto esiste e, ad onor del vero, non vi sono attualmente grandi soluzioni da adottare, se non dal punto di vista tattico.
In ultimo, la mancanza di una punta in grado di concludere a rete con continuità ed efficacia. In definitiva, anche quest’anno si stanno riproponendo le questioni già sottolineate negli anni precedenti, con una presenza numerosa di esterni, ma con evidenti mancanze in difesa e in attacco.
Si può essere sicuri che Aquilani risolverà i problemi emersi, ma in questo travaglio dovrà ricevere l’aiuto dei calciatori, soprattutto di quelli che hanno bisogno di ritrovare forma e fiducia sul campo, come Bettella, Di Francesco, Pandolfi e Oudin, dotati di grande qualità tecnica, ma capaci anche di alzare l’asticella del rendimento del gruppo.
Guardiamo, quindi, con animo positivo al campionato che attende il Catanzaro, perché, dati gli ultimi segnali, e la capacità di Aquilani di leggere le prestazioni, ci vuole poco per definire l’identità della squadra. E quando ciò accadrà, ben presto, inizieremo a divertirci sul serio.
CREDIT FOTO: US Catanzaro 1929
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