Festa doveva essere e festa è stata: ancora più bella perché combattuta, fortemente voluta e alla fine anche meritata. E così il Catanzaro accede alla semifinale playoff. Questo ha ripagato gli sforzi di un’intera stagione e ha dato ragione a chi ha sempre sostenuto il progetto visionario della società, la tenacia e l’umiltà dell’allenatore e l’impegno e la dedizione dei calciatori. Ed è uno schiaffo a tutti i soloni da divano e ai gufi d’occasione, che non perdono il vizio di criticare sempre e comunque e di seminare veleno, ma che continuano imperterriti a disertare lo stadio e ad autoproclamarsi più catanzaresi degli altri, senza dubitare minimamente di essere invece quelli che in realtà non hanno alcun amore per Catanzaro.
Il Catanzaro non si discute, si ama, dichiarano senza mezzi termini gli ultras giallorossi. E anche Catanzaro si dovrebbe prima di tutto amare, magari discutendola, per il bene di tutti. I malevoli per tendenza, i pessimisti cosmici e gli invidiosi per natura dovrebbero iniziare ad abbracciare la città in cui si vive, apprezzare la sua bellezza nascosta, contribuire alla sua crescita e godere di tutto ciò che di positivo si produce.
Il Catanzaro è diventato da qualche anno il simbolo della rinascita di una città nel tempo devastata, maltrattata e abbandonata tristemente al suo destrino. Grazie alla squadra di calcio ha ritrovato l’orgoglio del suo essere e fa sentire i suoi abitanti migliori di prima, consapevoli di un senso di appartenenza che li rende un’autentica comunità. Che bello ritrovarsi allo stadio uniti nella speranza e nella gioia, che bello uscire dallo stadio felici per un risultato raggiunto tutti insieme!
Prima della partita con il Cesena era desiderio unanime che si vincesse il turno preliminare per ripetere almeno la stagione precedente. E la strenua volontà dell’intero popolo giallorosso è sembrata essersi posata sul manto erboso del Ceravolo, quando Pigliacelli ha neutralizzato con una doppia magia il rigore di Shpendi e la successiva ribattuta di Saric. E ha continuato ad aleggiare nel cielo quando subito dopo ha aiutato il prode Iemmello a segnare di testa la rete della vittoria.
Al termine dell’incontro Caserta vagava nel campo sorridente e festoso abbracciato alla figlia, libero finalmente da tutti i fantasmi del passato e dallo scetticismo del presente; i calciatori saltavano e cantavano insieme all’indomita curva Capraro; Iemmello, il catanzarese che ha saputo onorare e risvegliare la catanzaresità, guardava commosso il suo popolo coperto dalle sciarpe giallorosse; i tifosi si scambiavano sorrisi e abbracci colmi di felicità: insomma un’altra splendida giornata, che ha fatto risplendere la luce nel grigiore della vita quotidiana.
Per tutto questo non smetteremo mai di ringraziare i ragazzi che in casacca giallorossa da tre anni almeno ci hanno fatto riassaporare la grandezza di un evento calcistico e la meraviglia di abitare un luogo magico, in cui anche il vento è diventato segno di grazia.
Sognare non costa niente, e l’obiettivo della promozione rimane sempre sullo sfondo, ma al di là della meta, quello che dobbiamo tenerci stretto al cuore è il magnifico viaggio che stiamo vivendo. E questi sentimenti non ce li può togliere nessuno. Comunque vada. E chissà…
CREDIT FOTO: US Catanzaro 1929
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